Questo manca ad una squadra che ormai da anni dimostra di non essere tecnicamente una pippa , ma di peccare di una costante discontinuità nella personalità, che paradossalmente viene fuori più nel palcoscenico europeo, contro squadre più forti per tecnica, qualità e mentalità, che nel campionato. Se si scende in campo timidi,intimoriti e poco convinti della propria forza tecnica e mentale, è quasi certo che non si farà una bella prestazione ma si esalterà solo la performance dell' avversario. Il primo, vero gap che il Napoli deve ridurre con la Juve è quello della personalità. Perché se il modulo si varia, la posizione si scambia, i ruoli si aggiustano e il ritardo nella condizione fisica di chi non ha fatto la preparazione atletica estiva si risolve, la personalità non può giocare a nascondino mai. La mentalità vincente di un gruppo parte dalla convinzione dei propri mezzi.
E se nei primi 60 minuti si dividono le responsabilità tra allenatore e calciatori, nei restanti 33 minuti, nei quali in un quarto d'ora si rimonta un 3-0 in casa di una juve calata e palesemente stanca, un gruppo che crede nei propri mezzi, non si appaga, cerca di dare il colpo di grazia per vincere la partita. O, quantomeno, gestisce bene gli ultimi minuti di una gara al cardiopalma. Ma se al 91° ci si ritrova nella propria area con una punizione dai trequarti( ma poteva essere pure un calcio d' angolo o altra azione di attacco), ci si espone al rischio di un avversario forte, degli episodi, della sfortuna e dell' imprevedibilità del pallone che è bello proprio per questo, nel bene e nel male. Come non essere d'accordo col mister che si sarebbe ritenuto insoddisfatto pure in caso di pareggio? La mentalità vincente parte dalla convinzione dei propri mezzi.