La voce dei Club

Enzo Famiglietti

Enzo Famiglietti

Se la sono giocata praticamente alla pari. Il Napoli non ha avuto nulla in meno del leggendario Real, se non una palla sporca, deviata dalla traversa e che ha centrato per una beffa della fisica la schiena di Meret ed è finita in porta. In poche righe si può descrivere la sorte di una partita giocata del tutto sullo stesso piano agonistico, ma anche dell'ordine del gioco.

E' stato un ottimo Napoli quello che per un episodio si è piegato alle furie bianche di Ancelotti. Uscito dal Maradona fra gli applausi del pubblico, che con amore e competenza ha riconosciuto la parità con la quale i propri beniamini si sono opposti ad uno dei monumenti del calcio europeo. Una sconfitta che non farà una piega. Gli azzurri sono secondi nel girone alla pari con i portoghesi del Braga, però battutti fuori casa, ma hanno tutti i numeri a posto per superare il turno. Peccato ancora una volta per la sfiga delle urne di Lyon, che come seconde ti propinano i madrileni, mentre l'Inter s'è esaltata- pur non essendo testa di serie- contro un flebile Benfica ed in un girone morbido morbido. Si sa che il Napoli nei sorteggi non è fortunato, ma ora è tempo di voltar pagina. Si sapeva che il Real non era quello che aveva boccheggiato contro l'Union ma aveva recuperato pedine di primo piano, Vinicius fra tutti. 

Caso e dati alla mano vogliono che il Napoli non sia chiamato a vincere la Champions, obiettivo minimo sarò di passare il turno ed è tutto alla portata. Ancelotti esce da vincitore dal Maradona, proprio lui che discusso fu alla guida degli azzurri come pochi. Garcia, per contro, non pare abbia sbagliato una virgola: i cambi azzeccati, l'assetto di quelli ordinati, le squadra motivata. Nessuna tragedia per una sconfitta che in ogni caso era nell'aria. Ci sono alcune squadre europee, fra cui il Real, che sono tuttora di una spanna al di sopra del Napoli. Sarà per esperienza, sarà per valore dei singoli. Ma tant'è. 

Nel giorno in cui il Re Mida o re del gol del Napoli, Victor Osimhen, è partito eccezionalmente dalla panchina è stato il centro di un difensore ad aprire la goleada e a contribuire ai tre meritati punti degli azzurri. Ma il riposto iniziale del bomber non è stato uno strascico delle polemiche dei giorni scorsi, eh no, piuttosto a Lecce è stato creato un teorema. Monsieur Garcia è un metronomo del minutaggio, spazio applicato al tempo.

Quattro di maggio ad Udine il Napoli brinda al suo terzo scudetto. Giorno 27 del mese di settembre dello stesso anno del Signore, s'era temuto- a ragion veduta- che di quel Napoli si fosse persa ogni qualità, ogni sostanza, smarrite anima e pedate, e allora qualcosa che assomiglia tantissimo al Napoli di Spalletti è risorto dalle ceneri di un inizio di campionato altalenante e da un ambiente teso come una corda di violino.

Troppo simile a un mostriciattolo delle fiabe per esser vero. Troppe tre partite di campionato senza vittorie per una squadra che appena pochi mesi fa poteva avere l'Europa ai suoi piedi. E invece proprio a Bologna, sul campo della formazione leggenda che un tempo faceva tremare il mondo, il fragile ed incompiuto gruppo Garcia ha sofferto gravi tremolii e si è preso una sbandata (0 a 0) che lascerà di sicuro il segno e farà discutere. 

Quando si dice fortuna. I saggi raccontano che in una stagione calcistica gli episodi favorevoli e quelli contrari al fischio finale di tutto si bilancino, caso più caso meno. Se così fosse allora agli azzurri sarà saggio consiglio di portare subito  in campo un corno accompagnato da tante formule di scongiuri, già da Bologna.

Quando le squadre al fischio finale del primo tempo sono rientrate negli spogliatoi, ognuno si è chiesto dove fosse rimasto il leggendario Napoli del terzo scudetto. Se non fosse mai volato a Genova, o se ne stesse a far bisboccia in una trattoria della riviera, e a gustarsi un pesto doc. Eppure era sceso in campo ma nessuno lo aveva avvistato. Sotto di un gol e con lo scorno in corpo. 

Diceva un vecchio adagio "moglie di agosto non ti conosco". In questo caso ci va a pennello la riedizione di: Napoli di agosto non ti riconosco, o meglio Napoli d'estate ci fai una paura da matti. Garcia lavora con dedizione e sacrificio, l'impegno è degno delle migliori scuole coraniche, però è il complesso strutturale dei campioni d'Italia che, se non convince del tutto, quantomeno alimenta dubbi e angosce. Il mercato è fermo e la squadra perde pezzi sul campo con frequenza plurigiornaliera, infortuni su infortuni. Il campo sembra una trincea, altro che preparazione precampionato.

Le ultime se non fanno ben sperare, sparpagliano però più di una perplessità sul futuro del Napoli. La notizia è recentissima. Il nuovo direttore sportivo del Napoli sarà Mauro Meluso.  Provenienza Spezia, ovvero la terza  retrocessa in serie B. Il presidente del Napoli pesca bene fra quelli che hanno fatto flop e trova l'uomo giusto. Ma chi è costui per meritare di sostituire Giuntoli alla guida del settore tecnico del Napoli. Che titoli vanta, al di là di uno spareggio salvezza perso. Per il Napoli è un discutibile decadimento di ambizioni, un gioco al ribasso e non certo al rialzo.

Se la sono giocata alla pari, Manchester City ed Inter, quasi quasi se la filavano ai supplementari. Ma gli inglesi sono stati più furbi, opportunisti e parecchio fortunati. Ai tifosi del Napoli la sconfitta dei nerazzurri non può che far piacere.

Si alzano i calici al cielo. Cin cin Napoli e grazie per un'annata da sogno. Per questo salto nell'Olimpo di tutte le gioie. Se esiste un paradiso del calcio, oggi e domani gli azzurri di Spalletti lì godranno di libagioni squisite. Cose di altri pianeti. Gracias nuevos heroes. Nati e cresciuti nel segno di Diego, o come forse ha detto qualcuno, con Diego dentro. E quando hai El Pibe dentro di te, che ti infiamma cuore, muscoli ed anima, nulla è troppo lontano per la tua falcata. Hai un passo da gigante. E tii puoi prendere ogni impresa umanamente possibile.

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